La Spagna vuole l'ora di Greenwich

Giovedì, 07 Aprile 2016. Nelle categorie Primo Piano, Notizie

La Spagna vuole l'ora di Greenwich

Gli abitanti della Penisola Iberica ritengono che il nuovo orario migliorerebbe molti aspetti della vita quotidiana

 

 

Aumentano i tentativi di far tornare la Spagna nel fuso orario di Greenwich. Se fino a pochi anni fa erano davvero in pochi a parlarne (e visti per lo più come marziani), ora l’argomento è diventato nazionale. Si tratterebbe di far tornare la Spagna nel fuso che per una questione geografica gli aspetterebbe,  quello che un tempo era conosciuto con la sigla GMT (Greenwich Meridian Time) e oggi comunemente conosciuto come WET (Western European Time).

Se oggi a Madrid c’è la stessa ora di Roma, Parigi e Berlino, domani in Spagna le lancette potrebbero essere anticipate di un'ora,  così come succede già a Londra, Dublino e Lisbona. 

D’altra parte il meridiano “zero”, che prende il nome dalla località londinese di Greenwich attraverso cui passa, non solo attraversa la Spagna ma lo fa nella sua parte più orientale. In questo modo le regioni occidentali della Spagna si trovano in una posizione ancora più a ovest rispetto a Greenwich, ma utilizzano un orario tipico di paesi del centro europea. I risultati? Attività lavorative che iniziano ore prima del sorgere del Sole, quando è ancora notte (questo accade nei mesi invernali), e serate estive in cui gli ultimi chiarori del crepuscolo si estinguono anche ben dopo le 22. La Galizia è la regione che soffre di più questa anomalia. La regione, che si trova geograficamente a nord del Portogallo, aveva già richiesto nel 2006 e nel 2010 al governo centrale di essere allineata all’orario del paese vicino. La proposta venne praticamente ridicolizzata dai principali partiti.

Oggi le cose sono cambiate. I più influenti partiti politici, che da quasi quattro mesi stanno cercando di formare governo, hanno inserito nei loro programmi l'obiettivo di modificare il fuso orario. Avrebbero potuto farlo la domenica di Pasqua 2016, il 27 marzo scorso, quando gli orologi sono stati spostati un’ora avanti per aderire all’ora legale. In quel giorno sarebbe bastato “non fare niente”, entrando così automaticamente nel fuso UTC+1 adottato in estate da Regno Unito, Portogallo, Irlanda. In questo modo invece, entrando nel fuso UTC+2, la Spagna si trova con una situazione di anomalia ancora più spiccata. 

Come riportato da alcuni giornali spagnoli, la tradizione degli orari spostati non è affatto antica in Spagna. È una usanza che si è radicata a causa dello spostamento del fuso orario avvenuto nel 1940 su decisione del dittatore Francisco Franco, che volle allineare il paese con gli orari di Roma e Berlino, a quel tempo sotto le dittature di Mussolini e Hitler rispettivamente. Una decisione politica che ha avuto lunghi strascichi. Prima del 1940 però, la Spagna aveva abitudini molto simili a quelle degli altri paesi del sud Europa, come Italia o Grecia.

Uno degli effetti più importanti che avrebbe un cambio del fuso, sarebbero quelli legati ai benefici della luce solare. Svegliarsi quando inizia ad esserci luce e andar a dormire quando è buio è la dimensione naturale, non altrimenti. C’è chi vede in un cambio di orario anche risvolti positivi sull’economia. In Spagna si lavora fino ad ore molte avanzate (dopo le 20), pur iniziando fra le 9 e le 10. Razionalizzare gli orari di lavoro è uno degli obiettivi dei partiti politici.

Alcuni dei risultati potrebbero essere la perdita di quel fascino che i turisti scontrano nelle variazioni temporali spagnole della vita quotidiana (pranzo alle 15, cena dopo le 21), per gli spagnoli la perdita del beneficio di pomeriggi invernali con luce solare fino alle 18. Infine, la perdita del tipico segnale orario radio sdoppiato, con la frase: “sono le 20, le 19 alle isole Canarie”.